martedì 26 gennaio 2010

La prima cosa bella


Andatelo a vedere.
Volendo potrei pure finire qua, però pare brutto, quindi procediamo. Non vi racconto la trama perché dovete vedervelo, vi basti sapere che è la storia di una famiglia livornese dal 1971 ad oggi (a voler essere precisini al 2009 ma fate finta di niente). La regia e il montaggio sono ottimi, i flashback sono tutti messi al posto giusto favorendo l’immersione nel film e il finale è in un certo senso liberatorio dopo tutti gli avvenimenti del film. La sceneggiatura è poi un piccolo gioiello a mio scrauso parere, tutti i personaggi sono delineati bene senza essere ridondanti, certo forse alcuni passaggi sono un po’ scontati se vogliamo andare proprio a vedere, però tutti funzionali ed inseriti perfettamente rendendo poi il lavoro complessivo ottimo, molto piacevole è il modo in cui viene raccontata la vicenda, i personaggi ne subiscono molte durante il film ma l’atmosfera non si fa mai troppo pesante, pur restando che ci molte scene potenzialmente commoventi, questo modo di raccontare secondo me è cucito addosso ai personaggi, creando un’ottima alchimia. Che dire degli attori? Tutti bravi, in particolare il triangolo ad otto lati (aspettate a leggere prima di pensare che è una cazzata) che regge il film, la madre ramazzotti/sandrelli, mastrandea, pandolfi e i loro corrispettivi da bambini/ragazzi (adesso potete pensarlo). Cazzata finale, ma quanto sembra dottor house in certe scene Mastrandrea? Gli manca solo il bastone!



Ps presto la seconda parte del processo

venerdì 22 gennaio 2010

Beccatevi questo primo post :D


Printf("Ciao Mondo!\n");

Mi presento son Pippo (al secolo Marco) e ho deciso di aprire questo blog per condividere i miei racconti e pensieri deliranti con la rete XD; Per cominciare le danze un racconto:

Il Processo (1° parte)

Le sirene spazzavano via ogni traccia di apparente tranquillità, i preparativi per il processo erano iniziati.
Dal mezzo corazzato scendevano degli uomini e delle donne, tutti sono vestiti di nero, per ultimo uscì un uomo sulla quarantina, i capelli brizzolati il viso ben rasato e curato. In mano un potente megafono d’ultima generazione.
“In nome della Repubblica Italiana e del suo Popolo, io Giorgio Tipor Presidente del Tribunale mobile del 17° distretto, ordino ai signori presenti nel complesso B-342 di uscire fuori per dare inizio al processo! altrimenti per la legge 576/a entreremo e vi scorteremo di sotto”.
Il palazzo era un tipico esempio della periferia degradata, quaranta piani di cemento cosparso di graffiti della banda che controllava la zona, in cima un ologramma pubblicitario di preservativi aromatizzati alla cannabis accentuava l'immagine di squallore.
Non successe niente, nel frattempo gli altri magistrati si disposero e così i robot che li seguivano, l’edificio era completamente circondato. Un’altra volta venne ripetuto l’avviso, tutto taceva dal palazzo, intanto negli altri edifici si vedevano accendere luci e facce spuntare fuori dalle finestre, nessuno sembrava sorpreso, al massimo incuriosito.
Da lontano si sentiva un rumore di motore avvicinarsi, dal fondo della via spuntò una macchina elettrica ultimissimo modello, si fermò vicino al blindato, ne scese una donna sulla trentina, aveva i capelli biondi raccolti che le incorniciavano il viso sensuale, appariva annoiata e infastidita per il fatto di trovarsi lì. Si mosse verso il più vicino magistrato. “Sono qui per il mio cliente, l‘onorevole Sarmiti”, il giovane le rispose annoiato, seguendo una prassi ben nota “E si trova la dentro?”, la donna rispose stizzita “Non sia stupido e mi faccia usare il megafono”, il magistrato spazientito la portò da Giorgio, il presidente l’accolse con un sorriso “Ma buonasera Flavia, mancava solo lei, chi deve salvare stavolta?” le fece l’occhiolino, lei rispose frettolosamente, “Se è qua già lo sa chi è il mio cliente, quindi si sbrighi a darmi il megafono”, una volta ottenuto parlò agli occupanti dell’edificio “Sono l’avvocato Flavia Verzi e sono qui per rappresentare il mio cliente, l’onorevole Sarmiti, il quale godendo della sua immunità parlamentare può uscire dall’edificio senza essere giudicato da questo tribunale, sarà la commissione giustizia a decidere se deve essere sottoposto a un processo”, il giovane ridacchiando si lascio scappare un commento “Sempre la solita menata”, il presidente lo riprese “Lasciala fare il suo lavoro Fabio”, il suo tono era chiaramente ironico.
Dal palazzo uscì un uomo sulla cinquantina, teneva una valigia con se, andando incontro al suo avvocato salutò i magistrati con aria apparentemente tranquilla. Flavia lo guardò arrabbiata, “Lo sa che ho dovuto svegliarmi alle 3 di mattina ed attraversare la zona criminale per salvarle il culo?”, il politico rispose sempre rilassato “Mi scuso con lei per questo e anche con i magistrati per avergli fatto perdere tempo, ma un cittadino ha il diritto di difendersi da eventuali accuse”, sorrise in maniera educata ai giudici. Fabio si sentiva ribollire il sangue di fronte a quel corrotto che così sfacciatamente li prendeva per il culo, se avesse potuto gli avrebbe rotto la faccia.
Giorgio osservò il politico e rispose al suo sorriso “Vada pure e le auguro sonni tranquilli”, Flavia se ne andò facendo un cenno con la mano e dietro di lei la seguì l’uomo.
Partiti loro, nella squadra serpeggiava un certo nervosismo, una donna sbottò “Ancora una volta il pezzo grosso ci è sfuggito”, “Stai tranquilla Laura prima o poi lo beccheremo in fragrante e a quel punto neanche il suo avvocato lo potrà salvare” rispose Giorgio calmo,”Adesso pensiamo di mettere questi dentro, Jessica pensaci te a dargli l’ultimatum”, una donna di mezz’età prese il megafono dal presidente e tuonò, “Ultimo avviso, se non venite fuori fra cinque minuti, la squadra d’assalto robotica verrà a prendervi dentro!”, non restava altro che aspettare, i più anziani stavano riuniti in cerchio parlando tra di loro tranquillamente, i più giovani invece erano eccitati, presto i robot sarebbero entrati in azione. Fabio non li aveva mai visti durante un vero processo, solo durante esercitazioni e fremeva dalla voglia di vederli.
Una sirena suonò, il tempo era scaduto. Le macchine si mossero verso il palazzo, camminavano con i loro sei arti con dei movimenti simili a degli insetti. Tre entrarono dall’entrata principale, due passarono da quella sul retro, l'ultimo scalò le pareti del complesso, sfruttando i sottili artigli che gli permettevano una presa perfetta, per arrivare in cima, aveva il compito di evitare eventuali fughe dall’alto.
Rumori di armi da fuoco incominciarono a sentirsi per poi interrompersi improvvisamente, un uomo anziano con una folta barba, guardò un schermo che teneva tra le mani, “Ci sono problemi Piero?” chiese Giorgio, “No Tipo, le armi che usano non possono neanche scalfire l’armatura dei miei gioielli” rispose il tecnico continuando a guardare lo schermo, “Dagli dieci minuti e li avranno catturati”.

Fine prima parte, sia che vi sia piaciuto che non, commentate grazie! A presto per la prossima parte