lunedì 19 aprile 2010

Fini e non Fini

Non so come finirà l'affare Fini, tornerà all'ovile? Lascerà la casa del padre padrone? FINIrà sacrificato per il ritorno di qualche altro figlio prodigo? Oppure qualcos'altro? Che adesso non mi vengono in mente altre metafore.
Boh, di sicuro è riuscito a dare un minimo di pathos a questa politica pallosa e sporca, il che è già un merito.

domenica 11 aprile 2010

Il Processo parte 3

“Piero, quale appartamento è?”, i secondi passavano inesorabili, “Cazzo sbrigati!”. Finalmente dopo un tempo che a Fabio sembrò interminabile arrivò la risposta, “Appartamento 51 ragazzo”.
La porta era chiusa, il sensore termico non indicava presenze nell’appartamento, probabilmente erano schermati. Rapidamente sfondò la porta ed entrò, come si aspettava era vuoto, vide due porte ai lati della stanza. Si fermò un attimo per asciugarsi il sudore che scorreva sulla pelle del viso e darsi un’ultima controllata prima del momento decisivo, i capelli erano ben legati. Voleva esserne certo, ripetere la figura di merda rimediata durante l’addestramento, oltre che imbarazzante sarebbe stato mortale. Fece un movimento della mano indicando la porta a sinistra, Laura appena entrata esegui l’ordine senza fiatare. Contarono fino a tre e poi simultaneamente sfondarono le due porte: vuote, non c’era niente. Fabio riuscì appena in tempo a trattenersi dal dare un pugno al muro. “Sono qui, ma dove?” sussurrò Laura al compagno, anche lei come lui portava i lunghi capelli mori legati in maniera perfetta, Fabio si ritrovò a pensare involontariamente se le fosse mai capitato che i suoi capelli le avessero oscurato la visuale durante un addestramento. Venne scosso dai futili pensieri dalla voce di Piero, “Secondo i miei dati l’origine del segnale si trova proprio di fronte a voi”. Laura sbuffò, “Che dici Piero di fronte a noi c’è solo il muro!”. Improvvisamente Fabio capì, si avvicinò al muro incriminato e si piego come per cercare qualcosa per terra. “Trovato!” esclamò sommessamente e staccò un piccolo apparecchio attaccato alla parete, improvvisamente dal nulla apparve un’altra porta. Senza perdere tempo lui e Laura si misero ai lati della porta e fecero irruzione.
All’interno della stanza nascosta si trovavano due persone vicino ad uno strano oggetto che emetteva un laser, “Fermatevi subito ed allontanatevi dal disgregatore”gridò Fabio. Uno si girò e alzo le mani in segno di resa, l’altro invece, che si trovava più vicino al laser continuò la sua attività dando le spalle ai magistrati. “Girati immediatamente altrimenti sono autorizzata a spararti” urlò Laura, passarono alcuni secondi ma il criminale continuava ad usare il laser disgregatore per distruggere le prove. Uno sparo vibrò nell’aria e colpì il braccio destro dell‘uomo che si accasciò per terra sanguinante, “Oh mio dio, hai veramente sparato Fabio!” gridò Laura non riuscendo a nascondere la propria paura. L’altro magistrato si avvicinò al laser per capire cosa stava distruggendo il sospetto, “Ho fatto bene Laura”, affermò sicuro Fabio, “Il bastardo stava distruggendo delle pillole v, fortunatamente ti ho fermato stronzo e adesso non te li toglie nessuno 5 anni” disse rivolto all’uomo ferito.
Laura chiamò un Robo-medico per trasportare il ferito e dopo aver raccolte le pillole v si avviò fuori, Fabio prese l’altro e lo ammanettò, dopo di che lo condusse rudemente fuori dalla stanza fantasma.
Arrivati all’entrata del palazzo trovarono Giorgio e gli altri ad aspettarli, un applauso li accolse, Laura arrossì brevemente ed evidentemente emozionata ringraziò la piccola folla. Fabio, invece prosegui le sue attività con apparente noncuranza, però anche lui lasciava trasparire dai movimenti poco naturali una certa emozione. Una volta consegnate le prove e l’arrestato andarono da Giorgio, “Appena l’indiziato sarà medicato potrà dare inizio al processo signore” disse Fabio con voce piena di orgoglio, “Bravi avete fatto un buon lavoro, anche senza l’aiuto dei conciliatori” affermò Giorgio, “Adesso andate dagli imputati per aiutarli nella scelta degli avvocati”, Fabio non riuscì a trattenere una risata “Potrebbero essere difesi anche dalla dottoressa Flavia ma ormai sono fottuti!”, Il primo giudice lo ammonì “Potrai pure avere ragione però hanno diritto ad un avvocato”, il giovane magistrato rispose imbarazzato, “Certo signore mi scusi”, “Tranquillo”, disse sorridendo Giorgio, “Andate pure ragazzi”.
Si trattava di una formalità però andava fatta, non ci può essere processo senza difesa. Arrivati dall’imputato, Fabio non perse tempo, “Allora bello, ce l’hai un avvocato per te e il tuo amico?”, poi fermandosi un attimo aggiunse sorridendo “Altrimenti c’è l’avvocato base”. L’avvocato base non era altro che un programma informatico, con il compito di difendere chi non poteva permettersi un vero avvocato, la maggior parte dei suoi “clienti” perdeva la causa, il che lo rendeva molto simpatico alla pubblica accusa. Fabio lo sapeva bene perché durante i primi anni di studio per diventare magistrato, aveva perso molto tempo per capire la loro programmazione e come riuscire a fregarli. “Certo che ce l’ho finto italiano” disse l'imputato alludendo alla pelle nera di Fabio. "Attento a quello che dici, puoi essere incriminato per offesa a pubblico ufficiale e razzismo" disse Laura visibilmente arrabbiata, "Lascia stare gioca a fare il duro", affermò Fabio senza sembrare infastidito poi rivolto all'uomo aggiunse "Chiamalo e vediamo se ti salva il culo". Senza altre parole uscirono fuori, mancava solo il consenso del Robo-medico e poi il processo poteva finalmente incominciare, il primo processo di Fabio.

P.s. Ultima parte presto, più presto della terza :D