giovedì 3 giugno 2010

La prima fila

Rumore di metallo. Era il rumore d’armi e armature. La piana era per intero occupata da questo rumore. L’aria era secca e il sole era alto, ad occhio erano le due, il momento perfetto. Wilhelm controllò il suo moschetto per l’ennesima volta. Intorno a lui si montava la prima linea di fuoco. In due preparavano il terreno per lo Sfoltifile, uno teneva l’arma, l’altro scavava la buca per l’appoggio metallico. Indispensabile dato il contraccolpo, talmente forte che nonostante il sostegno solo i più forti potevano maneggiarlo. Wilhelm nel frattempo aspettava pazientemente, mentre dei picchieri si schieravano vicino a lui. Indossavano una corazza leggera che copriva solo il torso e le gambe oltre alla testa, dietro non avevano protezioni. Se il nemico li avesse presi alle spalle, nessuna armatura sarebbe servita. Il moschettiere invece indossava solo una casacca senza maniche con sotto una camicia che forse un tempo era stata bianca, pantaloni consumati e dei stivali. Sulla testa un cappello nero con larga falda, ornato con delle piume rosse, di sotto ad esso spuntava una lunga treccia. Non aveva protezioni, ma preferiva la comodità, sapeva che da distanza ravvicinata l’armatura offriva ben poca sicurezza. Uno squillo ruppe la monotonia del metallo, era il segnale.
Le file nemiche si erano fermate per gli ultimi preparativi, vicine a sufficienza per i cecchini. Wilhelm era uno di loro e prontamente imbracciò il fucile dotato di una lente che gli permetteva di vedere lontano, non aveva idea di come funzionava, la cosa non gli interessava. Il suo compito era notare truppe che facevano movimenti strani o emettevano bagliori di luce particolari. Non era certo un metodo infallibile, ma era l’unico per rintracciare eventuali Magus. Scorse in mezzo alle truppe imperiali un uomo muovere le mani in maniera strana, nel dubbio preferì sparare. Il colpo trapassò il cranio facendo uscire schizzi di sangue e cervella. Dalle file nemiche udì bestemmie e insulti a lui rivolti, mentre lui con indifferenza ricaricava velocemente. Gli imperiali consideravano i cecchini un modo poco onorevole di combattere, ma oltre ad essere efficienti contro i Magi, erano un buon modo per demoralizzare i soldati dell’impero. Sul terrore suscitato dai cecchini circolavano diverse storie. La preferita di Wilhelm era quella di un soldato dell’impero che rimaneva immobile tormentato dalle zanzare pur di non agitare le mani per scacciarle. Si divertiva a sostenere che fosse vera, tra gli sguardi increduli dei compagni d’arme.
Lo sfoltifile era montato e un robusto nano teneva il calcio dell’arma appoggiato sulla spalla. Wilhelm non riusciva a figurarsi la mente che era riuscita ad immaginarsi quell’oggetto assurdo. Come un fucile aveva un calcio e un grilletto, la canna però si divideva in più bocche di fuoco, ad occhio erano una ventina disposte su due file orizzontali. Era l’arma su cui il Duca Gustaf più contava, insieme ai moschettieri, per sconfiggere l’armata imperiale. Il suo potere di fuoco era immenso, decimava intere file di cavalieri. D’altro canto l’arma non era ricaricabile in battaglia, sia per la lentezza dell’operazione, che per il surriscaldamento delle canne provocato da un singolo utilizzo. Mentre Wilhelm era asserto nei suoi pensieri, un nano riccamente bardato su cavallo, entrò nella sua visuale. Il Duca veniva ad incoraggiare i suoi uomini prima della battaglia. Indossava un’armatura nanica a piastre, ornata con oro. La testa scoperta, lasciava vedere la sua folta barba nera a cornice del volto giovanile. Con lui portava le sue famosi armi, la spada dell’ultimo re nanico e cosa rara per i nobili, un moschetto chiamato ‘L’ammazza giganti’. Per questo i suoi nemici solevano chiamarlo ‘il duca moschettiere’ con disprezzo. "Soldati della Dissidenza, oggi siamo qui per affrontare l’esercito imperiale!". Si fermò un attimo, compiacendosi delle urla di approvazione di tutta l’armata. "I nostri nemici difendono la Somma Sacerdotessa, corruttrice della Sacra Parola! Quante orribili vessazioni da parte loro abbiamo sopportato, noi e le nostre amate famiglie!". Si sentirono grida furiose. Molti soldati provenivano da zone saccheggiate dall’esercito fedele alla Chiesa Madre. "Oggi la Dea Madre ci arride! Quale migliore occasione per restituire i torti subiti? Orsù imbracciate le armi con fierezza, perché in questo giorno riconquisteremo la libertà toltaci dal vile Impero!". Urla riempirono il campo di battaglia. Come tutti gli altri anche Wilhelm gridava a squarciagola. Con una mano accarezzava superstiziosamente la folta barba rossa e alzava, con l’altra, il moschetto verso il cielo, come per ringraziare la Dea per la futura vittoria. Ben presto il disciplinato esercito rientrò nei ranghi, pronto alla battaglia. Dall’altra parte della piana, i corazzieri imperiali si stavano preparando per la carica.

Continua...